1. la corda va avvolta sempre dall’alto al basso, in modo regolare, senza mai sovrapporre le spire.
  2. a seconda delle scalature, le corde grosse abbisogneranno di due/quattro spire (secondo il diametro), quelle sottili è meglio avvolgerle di più, per almeno due motivi : il primo è che, in quanto liscie, tendono a scivolare di più di quelle grosse e scabre, il secondo è che così, avvolgendo sempre verso il basso, la corda “attaccherà” il retro del nut con un angolo di incidenza tale da assicurare una sufficiente pressione sullo stesso, assicurando maggiore sustain ed evitando il “friggimento” tipico delle corde che escono da un nut non abbastanza “caricato.Se è vero che nelle chitarre tipo Fender questo problema è ovviato, per le sole corde sottili, dai peghead string retainers (abbassacorde a farfalla o a bottone), nelle chitarre tipo Gibson o nelle acustiche la giusta pressione è tutta affidata all’angolo di attacco citato : se la corda è troppo poco angolata sbatterà contro il nut, e avremo perdita di sustain e quello sgradevole “buzzing” di cui parleremo più avanti nel capitolo relativo al set-up dello strumento.
  3. evitate quindi di avvolgere tutta la corda (lo so che B.B.King lo fa ,ma lui è B.B.King e noi no !, Poi, se avete notato, lui rompe spesso le corde, e questo fatto è nato dall’esigenza di cambiare una corda sul palco, senza smettere di suonare (!). Gli manca la terza mano per il tronchesino!)
  4. evitate anche, per cortesia, di fare le “treccine” con la parte di corda che avanza : a parte che così diventano un ricettacolo di polvere e sporcizia, entrano purtroppo anch’esse nel gioco del suono, sporcandolo con vibrazioni secondarie parassite. Anche qui lo so che gli anelletti così creati servivano ai figli dei fiori per reggere la canna tra una canzone e l’altra, ma a noi che abbiamo imparato che un

riff ispirato è meglio di qualsiasi droga, cosa ce ne facciamo? Chi viene da me sa che quando arriva con una chitarra con la “permanente”, la prima cosa che faccio, ancora prima di salutarlo, è tagliare via i riccioli e ridare dignità allo strumento.

5.      quando montate le corde fate sempre lo stretching, cioè tirate le corde, con la mano destra,un po’ più del dovuto, allo scopo di assestarle sull’asse delle meccaniche e far arrivare il pallino (dalla parte del ponte) a fine corsa. Questo per evitare di aspettare anche dei giorni , in attesa che la chitarra tenga finalmente l’accordatura : voi girate, girate, e la corda non fa altro che recuperare il lasco che gli avete lasciato quando l’avete frettolosamente montata.

  1. Ricordate che la chitarra dà il meglio di sé con le corde nuove, ma di questo avremo modo di discutere più avanti.
  2. Non è vero che bisogna cambiare le corde una alla volta, per non diminuire la tensione : se un manico è fatto bene e ben regolato non saranno quei pochi minuti di rilassamento a turbarlo. Anzi, approfittate dell’occasione della tastiera nuda per pulirla ed eventualmente “nutrirla “ coi prodotti appositi.

 

Quando rompete una meccanica, per un colpo, o la sgranate per aver troppo tirato, non esitate a cambiarla, con una dello stesso tipo, o meglio ancora approfittatene per cambiare l’intero set con uno dalle prestazioni superiori, ne avrete giovamento sicuro e immediato.

Oliate i tuners il minimo indispensabile, evitando di contaminare legni e vernici con la sostanza oleosa.

Tutto questo, mi direte, non centra il nostro scopo : costruire la nostra prima chitarra elettrica.

E’ vero, ma vi servirà dopo, quando potrete dire “questa l’ho fatta io parecchi anni fa, e guarda come suona ancora !”

In realtà, chitarre e vino (qualche volta anche i liutai) migliorano con l’età.

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